Confraternita di Sant’Antonio Abate

La Confraternita di Sant’Antonio Abate fu istituita per rispondere all’esigenza degli uomini di Mele, alla metà del ‘500,  di provvedere alla salute spirituale tramite l’intercessione dei Santi e della carità cristiana col mutuo aiuto tra confratelli. Nel territorio comunale di Mele, sono presenti altre opere e luoghi di culto dedicate a Sant’Antonio Abate come l’Oratorio, la Chiesa e la spettacolare scultura in legno di A.M. Maragliano.

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Le prime notizie pubblicate fanno capo a tre documenti. Il primo del 13 novembre 1536 nel quale Marco Cattaneo, Arcivescovo di Rodi e vicario dell’Arcivescovo di Genova, da facoltà agli uomini di Mele di fare una Casaccia, in onore di S. Antonio; il secondo del 5 novembre 1540 nel quale, dallo stesso, viene permesso agli uomini di Mele di fare un cimitero presso la chiesa di S. Antonio; nel terzo del 1541 Marco Cattaneo, diventato Arcivescovo di Colossi, accorda quaranta giorni di indulgenza a chi visita la chiesa e la casa dei disciplinati sotto il nome e l’invocazione di S. Antonio e la cappella di San Sebastiano nel giorno della festa del titolare.

Si ha menzione successiva solo nella visita apostolica che Mons. Francesco Bossi effettuo’ alle chiese della città e della diocesi di Genova nel 1582della quale sembra di capire che a distanza di cinquanta anni dall’erezione della Casaccia l’insieme degli edifici doveva essere di una natura architettonicamente semplice, se lo stesso ordina che le finestre siano chiuse con della tela almeno d’inverno e si imbianchino le pareti.

Il 1630 è la data di inizio della sequela dei “Libri di conti” o di altro genere dai quali, per i successivi tre secoli fino ai nostri giorni, si ricavano la maggior parte delle notizie sulla Confraternita, l’Oratorio e le opere d’arte in esso contenute.

Negli addobbi dei crocifissi o “Cristi” (come vengono chiamati nel dialetto genovese) della Confraternita viene spesso richiamata la storia della carta e delle cartiere, strettamente intrecciata con la storia della Confraternita medesima (nella foto una piccola filigrana che rappresenta una cartiera)

La vicenda edilizia della Cassa dei Disciplinati di San Antonio è ancora daindagare appieno, ma dopo una prima indagine condotta sui rendiconti di spesa sembrerebbero individuati due momenti costruttivi: un primo nel 1634 e un secondo nel 1757. E’ molto interessante, a tal proposito, notare come nella memoria storica  della comunità di Mele proprio questo avvenimento architettonico ed economico, che coinvolse tutti gli strati sociali formanti l’essere della Confraternita, sia rimasto vivo nella memoria orale modificandone il fatto concreto di lavori nella Casa dei Disciplinati (1757) nella realtà apparente dello spostamento di tutta un’ala di fondazione.

Costante è, inoltre, l’attenzione da parte dei Priori alla conservazione e alla manutenzione dell’edificio; difatti sono documentati continui pagamenti per lavori di muratura, falegnameria ed altro. Ma la cura maggiore è dedicata all’officiatura delle funzioni sacre e delle celebrazioni delle festività: acquisto di cera, di “cappe” e di “michette”, pagamenti delle messe celebrate in suffragio dei defunti, elemosine e regalie ai predicatori per i sermoni, sono le voci che più ricorrono all’interno dei registri dell’Archivio. Ma anche l’intento di abbellire ed arricchire il patrimonio artistico è ben rilevato fin dal primo “Libro di conti” e prosegue per tutti fino ai nostri giorni.

Le due opere d’arte più importanti e per il quale l’Oratorio è giustamente conosciuto sono il ciclo pittorico di Carlo Giuseppe Ratti con “Storie di vita di San Antonio Abate” (1777-1782) e la cassa processionale di San Antonio Abate di  Anton Maria Maragliano (XVIII secolo). Non bisogna, comunque, dimenticare tutte le altre cose che sono state testimonianze dell’impegno della Confraternita nel tempo.

E infine per completare un sommario quadro delle vicende storiche, va fatta menzione dell’evolversi della tradizione religiosa e processionale. Già all’epoca della costituzione l’esternare la pratica della devozione cristiana era un compito preciso della confraternita e ciò si attuava  in varie attività sia interne all’Oratorio che esterne. La recita dell’ufficio dei morti in suffragio dell’anima di confratelli era ed è uno dei compiti più pregnanti del confratello e dei diversi capitoli degli statuti ne regolano l’esecuzione.

Allo stesso modo il pellegrinaggio in chiese limitrofe, sia portando in processione la Croce la “casaccia”, in occasione di festività religiose come l’Assunta o San Bernardo, era sentito come momento di coinvolgimento per tutta la comunità.

Con molta probabilità durante le processioni si eseguivano “quadri sacri” accompagnati da musici e cantori, ne sono testimonianza alcune fotografie dei primi decenni del secolo.

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